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La sensazione di inadeguatezza è umana, non femminile

10 marzo 2022
La sensazione di inadeguatezza è umana, non femminile

Dal 1985 al 1992 lavora presso Ansaldo Industria progettando azionamenti a controllo digitale e divenendo responsabile del settore nel 1990. Nel 1995 è ricercatore di Elettronica presso l'Università di Brescia, dove nel 2002 è Professore Associato e nel 2016 Professore di Prima fascia di Misure Elettriche ed Elettroniche. Dal 2002 è responsabile dei Laboratori didattici di Elettronica.

Nel 2004 ha realizzato un centro di Competenza certificato per le tecnologie PROFIBUS e PROFINET. La sua attività di ricerca riguarda i metodi di gestione di segnali da sensori, i sistemi di elaborazione numerica, la strumentazione numerica, i sensori smart, le misure distribuite per l’industria e le smart grid. 

Dal 2014 è stata responsabile a livello di Ateneo o di Dipartimento di progetti Smart City multidipartimentali con budget superiore a 5 M€ (smart grid, gestione acque, stili di vita, mobilità sostenibile). E’ responsabile del laboratorio interdipartimentale eLUX sulle smart grids e lo smart living. Dal 2019 è presidente di consiglio di corso di studi aggregato e dal 2020 è Coordinatore del Dottorato di Technology for Health. Dal 2019 è inserita nella top Italian Scientists.

Prof.ssa Alessandra Flammini, Dip. Ingengeria dell'Informazione, Università degli Studi di Brescia.

Ci sono figure, o esperienze, che hanno ispirato il tuo percorso professionale?

Il percorso professionale è strettamente intrecciato al percorso personale e io sono cresciuta con due figure di riferimento: Mariangela Melato e Giorgio Gaber. Di loro ho sempre ammirato la straordinaria capacità di far ridere con intelligenza, e così anche nel lavoro ho sempre seguito percorsi eclettici, coniugando senso pratico a sfide intellettuali.

Come ti sei avvicinata al mondo delle innovazioni tecnologiche?

Da bambina volevo fare l’astronauta, come buona parte dei miei coetanei; da adolescente la regista teatrale e poi, dopo la maturità, ho guardato al mio passato e ho visto i numeri, che mi hanno sempre dato gioia e consolazione. Quando sento dolore conto perché è solo questione di tempo e poi passa, quando ballo conto e mi sento in armonia con me stessa, quando risolvo problemi matematici mi sento soddisfatta aldilà che quella soluzione serva effettivamente a qualcuno. Numeri ed eclettismo portano spesso all’innovazione tecnologica e così è stato anche per me: passione, determinazione e, caspita, ero anche brava.

C’è un progetto a cui sei particolarmente legata che desideri raccontare?

Quando lavoravo in azienda, negli anni 80, ho lavorato sui controlli a microprocessore di azionamenti e ho voluto sviluppare strumenti diagnostici e di connettività, al tempo con utilità limitata, come ad esempio la “memoria ciclica”. Si trattava di un buffer circolare di campionamento dei dati di funzionamento che, in caso di alterazione dei parametri statistici, era inviato al controllore centrale; in effetti era utilizzato solo per l’analisi guasto, ma ho sempre pensato che produrre dati era comunque un buon investimento e che prima o poi qualche persona o qualche macchina li avrebbe utilizzati. Tra i miei progetti più recenti c’è il living lab eLUX (energy Laboratory es University eXpo https://elux.unibs.it/). Sono sempre stata affascinata dai flussi energetici e così nel 2016 ho pensato che il Campus di Ingegneria, con le sue aule, gli uffici, i laboratori e le residenze studentesche, potesse diventare un laboratorio. Ho fatto installare impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo, sistemi di ricerca di veicoli elettrici, sensori di grandezze elettriche e sensori indoor, infrastrutture di misura distribuite basate su Ethernet, fibra ottica e wireless, simulatori con hardware in the loop e un potente data center. Oggi il sistema eLUX produce dati per studi che sono di utilità per le microgrid, lo smart living e la mobilità sostenibile e resiliente. 

Cosa consiglieresi alle nuove generazioni che vorrebbero avvicinarsi al mondo della tecnologia?

Fatelo solo se vi diverte, se vi incuriosisce, senza preoccuparvi di niente altro, non c’è niente di peggio che lavorare 8 ore al giorno annoiandosi a morte. Le difficoltà, di qualunque tipo, sono fatte per essere superate o aggirate e la tecnologia ci insegna che quello che oggi può sembrare insormontabile domani può diventare affrontabile. Vedere qualcosa che funziona e aver contribuito a farlo funzionare è un’emozione fortissima.