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Intervista a Cristina Cibrario, Responsabile Marketing e Formazione del Competence Center CIM4.0

27 marzo 2023
Intervista a Cristina Cibrario, Responsabile Marketing e Formazione del Competence Center CIM4.0

Cristina Cibrario, lau­rea­ta in Scien­ze del­la Comu­ni­ca­zio­ne pres­so l'U­ni­ver­si­tà di Tori­no, è oggi Responsabile Marketing e Formazione del Competence Center CIM4.0.

Da oltre 20 anni è impe­gna­ta pro­fes­sio­nal­men­te nel cam­po del mar­ke­ting e del­la comu­ni­ca­zio­ne in orga­niz­za­zio­ni di diver­sa dimen­sio­ne e com­ples­si­tà. Dopo un’esperienza nel settore dell’organizzazione di grandi eventi sportivi, nel marketing di un’azienda produttrice di yacht di lusso e successivamente di una fiera dedi­ca­ta all'in­no­va­zio­ne tec­no­lo­gi­ca, è ora impegnata a supportare la crescita del CIM4.0, uno degli 8 centri di competenza italiani, con la sua solida esperienza nella gestione della comunicazione e degli eventi. Attualmente è anche responsabile formazione e si dedicata a sviluppare corsi personalizzati per attività di upskilling e reskilling del capitale umano. Ha contributo a sviluppare la CIM4.0 Academy, un corso di alta formazione per imprenditori, manager, responsabili di area tecnica e liberi professionisti che mira a trasferire competenze trasversali e multidisciplinari sui temi dell’Industry4.0. 

Il tuo excursus professionale è molto completo: hai lavorato per le Olimpiadi e Para-Olimpiadi di Torino, nel mondo del lusso gestendo il marketing internazionale di un’azienda produttrice di yacht, nel marketing e vendite di una fiera tecnica e ora sei responsabile del CIM4.0, centro per il trasferimento tecnologico delle aziende piemontesi. In che modo varia il ruolo della donna in questi settori così diversi? Quali progressi culturali sono stati fatti e quali ancora da attuare?

Sicuramente ho avuto la fortuna di crescere professionalmente in settori molto diversi tra loro, sport, barche di lusso, fiera manifatturiera e adesso centro di trasferimento tecnologico.

La mia prima esperienza nel settore delle Olimpiadi è stata veramente importante dal punto di vista umano e professionale e ho avuto la fortuna di lavorare in un ambito, quello dei Giochi Olimpici, che rappresenta la massima espressione dello sport e dell’abbattimento di ogni barriera e dove si portano avanti valori quali uguaglianza, rispetto, fratellanza, lealtà, promozione della pace, comprensione, solidarietà, fair play.

Facendo un discorso di carattere più generale mi sembra che a volte si considera la questione della parità di genere dal punto di vista numerico e si contano i numeri sempre crescenti delle donne che ricoprono ruoli di spicco nel mondo del lavoro. A mio avviso non è sufficiente accontentarsi del trend positivo ma la questione centrale è quella della qualità della partecipazione delle donne che spesso rimane diversa nella sostanza dalla partecipazione maschile.

Ciò che ho spesso percepito nelle varie esperienze lavorative è che a volte rimane un gap di qualità nel senso che la presenza attiva delle donne nei tavoli decisionali non è ancora percepita come una necessità ma sempre come un diritto da conquistare.

Equità è un processo che nel mondo continua a essere troppo lento. A fronte di poche donne al potere o che lo lasciano per reinventarsi la vita, la maggior parte fatica ad avere autostima delle proprie capacità. Come possono le donne identificarsi in un nuovo modello culturale, partecipare al cambiamento ed essere creatrici del futuro?

Vorrei citare Luce Irigaray che propone uno spazio nuovo per le donne e dice “Occorre anche coltivare e sviluppare identità e soggettività al femminile, senza rinunciare a se stesse. I valori di cui le donne sono portatrici - aggiunge - non sono sufficientemente riconosciuti e apprezzati, anche dalle stesse donne. Però sono valori di cui il mondo oggi ha urgente bisogno, che si tratti di una maggiore cura della natura o di una capacità di entrare in relazione con l’altro".

La chiave di volta sono proprio i valori di cui le donne sono portatrici ma, allo stesso tempo, credo sia anche fondamentale promuovere iniziative che favoriscano un cambiamento culturale che deve necessariamente partire dalle scuole medie e superiori per scardinare gli stereotipi di genere che possono ostacolare le carriere delle donne nella scienza e nella tecnologia. E’ importante offrire alla ragazze l’opportunità di conoscere e ispirarsi a modelli di riferimento, professioniste in ambito STEM che hanno scelto lavori ad alto contenuto scientifico ottenendo ottime opportunità professionali e che portano nei loro ambiti competenze, talento e leadership.

Poche ragazze accedono ai percorsi Stem come se questi fossero poco interessanti per l’universo femminile. È possibile pensare di progettare il futuro con il coinvolgimento di poche donne?

Assolutamente no! Tanto è vero che l’Agenda Onu 2030 fissa al quinto posto tra i propri obiettivo per lo “sviluppo sostenibile” il raggiungimento della parità di genere. Le tre azioni chiave della strategia europea si possono riassumere nella lotta alla violenza sulle donne, nella possibilità per le donne di raggiungere posizioni apicali nel mondo lavorativo e nella politica, e nell’adozione della prospettiva di genere in tutti i provvedimenti normativi.

Se facciamo un breve excursus storico sulle prime conquiste nella tutela dei diritti delle donne notiamo come già Virginia Woolf, all’inizio del ‘900, osservava che il progresso tecnologico ed industriale degli ultimi due secoli è stato improntato sul predominio maschile, sul linguaggio maschile di interpretazione del mondo ed è diventato insostenibile proprio a causa della visione parziale, quindi falsata, sulla vita e sul pianeta. Per raggiungere gli obiettivi di bene comune, clima, lotta alla povertà, pace e giustizia, tutela delle persone fragili, città sostenibili, è indispensabile il supporto delle donne che possono garantire una sorta di bilanciamento grazie al fatto che l’universo femminile è tipicamente più propenso ai compiti di custodia del pianeta e delle future generazioni.

La presenza delle donne, a mio parere, non è tanto un obiettivo strategico ma è una questione di responsabilità da condividere per un futuro migliore.