Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico e la facoltà di Ingegneria Aerospaziale a Torino, Elisabetta ha iniziato a lavorare nel campo della sicurezza dei macchinari quasi “casualmente”, mentre cercava lavoro come progettista o figura tecnico-commerciale.
Dal 2018 è tornata a svolgere attività di consulenza in ambito DM 2006/42/CE, dopo varie esperienze sia presso ditte costruttrici di macchinari che presso ditte consulenziali.
Attualmente ricopre il ruolo di “Safety and Automation Engineer” presso Pilz Italia, filiale del Gruppo Pilz, che ormai 75 anni è un riferimento globale per l’automazione sicura. Dopo più di 10 anni di lavoro in quest’ambito, afferma che è un mondo in perpetua evoluzione che continua ad affascinarla e del quale resta appassionata, oltre che altamente incuriosita.
L’11 febbraio è stata la giornata mondiale delle donne e delle ragazze nelle STEM. Istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 2015 e patrocinato dall’UNESCO per superare gli stereotipi, accelerare il progresso, promuovendo iniziative per favorire la piena parità di genere. Tu sei l’unica donna di un team Consulting, figura tecnica in un mondo tradizionalmente maschile: partecipi attivamente alla costruzione dei processi, affiancando il cliente nella predisposizione dell’impianto. In base alla tua esperienza, credi sia più difficile l’approccio inziale a causa di pregiudizi culturali? E’ necessario mettere in atto strategie per sottolineare la propria credibilità?
Sì, l’approccio è a mio parere inizialmente più difficile. Tuttavia, penso che una strategia utile al fine di superare eventuali pregiudizi o perplessità sia approcciarsi in modo convinto, schietto e determinato nei confronti dell’interlocutore; la competenza è sicuramente lo strumento chiave attraverso il quale è possibile raggiungere tali modalità.
Il “bello” di questa situazione, apparentemente sconveniente e difficoltosa in una fase iniziale per una donna che ricopre una posizione tecnica, è che - una volta “ottenuta” la fiducia da parte del cliente - si verifica in genere un capovolgimento della situazione: riuscire a conseguire maggior considerazione e stima lavorativa rispetto ad un collega partito senza questo “cliché” da scalfire è decisamente gratificante.
Dopo la laurea, ti si sono aperte subito delle opportunità professionali o essere donna ti ha reso il cammino più difficile?
No, non è stato più difficile. Un percorso di studi in questo settore ha molte opportunità e sbocchi professionali. Infatti, sin da subito, ho avuto diverse occasioni lavorative.
Per di più una delle prime offerte di lavoro era inizialmente rivolta ad una figura maschile, ricerca forse determinata più da un’abitudine che da una reale necessità. Per fortuna negli ultimi 10 anni la situazione è parecchio cambiata: ci sono molte più donne che intraprendono percorsi di studi tecnici e/o lavorano in ambiti prettamente “maschili”.
Ovviamente ognuno di noi deve sempre fare scelte oculate e lungimiranti, indirizzo di studi compreso. Bisogna sempre puntare su scelte individuali, poiché le proprie competenze e le proprie capacità sono le basi, le fondamenta da cui partire a costruire il nostro futuro e permettono ad ognuna di noi di azzerare/assottigliare il divario di genere.
Occorre pertanto guardare sempre al futuro, poiché esso si muove verso la tecnologia, ambito/strumento in cui è importante l’integrazione tra le competenze umanistiche e quelle tecniche. La rivoluzione digitale potrebbe rappresentare un reale trampolino di lancio per il lavoro e il ruolo sociale delle donne. In realtà esistono ancora delle barriere culturali non indifferenti, cosa consiglieresti alle giovanissime studentesse e alle loro famiglie in termini di adeguamento e sostegno all’istruzione femminile verso la parità di genere?
Sicuramente degli adeguamenti relativi al supporto “sociale” (basti pensare, per esempio, alla difficoltà di accesso agli asili nido) ed il sostegno all’istruzione femminile da parte dello Stato e delle famiglie sono strumenti utili a raggiungere la parità di genere.
La rivoluzione digitale è importantissima; le piattaforme digitali, per esempio, rendono la formazione accessibile ormai a tutti.
Inoltre, i nuovi strumenti permettono anche di ottimizzare la gestione del proprio tempo tra il lavoro, gli impegni familiari e i propri interessi/hobby, siano essi attinenti alla formazione professionale piuttosto che ad ambiti extra lavorativi.
Parlando di digitalizzazione, infine, non posso fare a meno di pensare alle macchine sempre più interconnesse fra loro e alla possibilità, per esempio, di gestirle, analizzarle o monitorarle in rete; insomma, lavorare nel nostro ambito come figura tecnica non significa solamente dover vivere quotidianamente il bordo macchina, in quanto mediante la tecnologia alcune attività possono essere gestite da remoto, rendendo l’organizzazione delle nostre giornate sicuramente più flessibile.
Tag tematici: Gender Gap Interviste e Editoriali She SPS Italia
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