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Intervista a Sara Varetti, ricercatrice scientifica nel settore dei materiali innovativi

28 marzo 2024
Intervista a Sara Varetti, ricercatrice scientifica nel settore dei materiali innovativi

Sara Varetti è una ricercatrice scientifica nel settore dei materiali innovativi, attualmente post doc presso i Leonardo Labs. Ha iniziato nel 2009 i miei studi presso il Politecnico di Torino dove ha conseguito la Laurea Triennale e successivamente la Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica e dei Processi Sostenibili. Durante le tesi ha sviluppato un forte interesse verso lo studio di nuovi materiali e ha così deciso di proseguire la sua formazione accademica con una Laurea Magistrale in Ingegneria dei Materiali e con un Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologia dei Materiali. Il percorso di dottorato si è focalizzato sullo studio del processo di fabbricazione additiva e nella ricerca sui materiali metallici per l’Additive Manufacturing. La caratterizzazione delle strutture metalliche trabecolari in leghe di Alluminio e Titanio ha portato alla pubblicazione di un brevetto che prevede il loro utilizzo in un sistema antighiaccio per il bordo d’attacco delle ali dei velivoli. Nello stesso periodo ha avuto modo di diventare docente presso la Fondazione ITS Aerospazio Meccatronica e Scuola Camerana di Torino, dove per quattro anni ha insegnato nei corsi di stampa 3D e scienze dei materiali, introducendo gli allievi alle conoscenze alla base della tecnologia additiva e alla produzione di parti ottimizzate sulle stampanti 3D in laboratorio. Dal 2021 fa parte dei Leonardo Labs e si occupo di progetti di ricerca a basso TRL per Leonardo. Il focus delle sue attività è rivolto all’Additive Manufacturing e ai processi ad alta sostenibilità che coinvolgono materiali polimerici ad alte prestazioni.

Ingegnere dei materiali e ricercatrice scientifica in Leonardo Labs, quotidianamente ti confronti con tecnologie ultra moderne lavorando metalli e polimeri. Perché la stampa 3D è così lontana dall'essere considerata una tecnologia industriale? In quanto tempo auspichi che lo diventi e con quali condizioni?

La stampa 3D è nata come tecnologia mirata alla realizzazione di prototipi, quindi con il ruolo di supportare le attività produttive industriali. Oggi sappiamo che i componenti realizzati con le tecnologie additive possono offrire molti vantaggi rispetto a quelli realizzati con le tecniche tradizionali e in alcuni settori è conveniente utilizzare l’Additive Manufacturing come tecnologia produttiva vera e propria. Le stampanti 3D devono quindi cambiare perché il loro scopo è cambiato: non più prototipi, ma componenti finiti. Come macchine industriali dovrebbero essere dotate di un controllo di processo più avanzato che garantisca gli standard di affidabilità previsti dai settori di utilizzo della tecnologia (settore aerospaziale, oil & gas, racing). Inoltre la produttività nella maggior parte dei casi è ancora troppo bassa per sostituire le tecnologie tradizionali in aree di interesse, come le produzioni in serie del settore automotive. Le tecnologie di Metal Additive Manufacturing sono le più vicine al raggiungimento di questi obiettivi ed è auspicabile che nel prossimo decennio si affermino in diversi settori tra le tecnologie produttive, considerando che in alcune realtà già lo sono. Per la stampa 3D dei polimeri il percorso sarà sicuramente più lungo, è probabile che nei prossimi anni si accentuerà il divario tra le macchine per prototipazione/hobbistica e le macchine dedicate alla produzione industriale, che saranno dotate di controlli di processo sempre più accurati e dedicate alla produzione di polimeri ad alte prestazioni.

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a lavorare in questo settore e quali opportunità questo comparto offrirà alle donne? Esistono ancora stereotipi di genere o la modernità dell'additive manufacturing li scardina?

Il mio interesse verso la scienza e le tecnologie è nato durante il periodo del liceo ed è diventato un lavoro grazie ad un percorso universitario che mi ha permesso di entrare nel mondo della ricerca e di approfondire il settore delle tecnologie additive. La stampa 3D è una tecnologia ancora giovane industrialmente e lascia spazio a moltissimi studi: nuovi materiali, ottimizzazione dei parametri di stampa, miglioramento del processo, riprogettazione di componenti, ecc. Questo offre grandi possibilità agli ingegneri e ai ricercatori a prescindere dal loro genere, quindi anche alle donne. La maggior parte delle donne che ha lavorato o lavora in un’azienda che opera nelle discipline STEM, dove la presenza maschile è fortemente maggioritaria, sa che gli stereotipi di genere esistono e sono difficili da scardinare. A mio parere questo avviene perché alcuni stereotipi sono parte della mentalità della generazione che attualmente ricopre la maggior parte dei ruoli con potere decisionale nelle aziende. In aggiunta, le donne che decidono di intraprendere una carriera nelle discipline STEM sono ancora poche e sono ancora meno quelle che raggiungono alti livelli gerarchici nelle imprese. Il mondo dell’Additive Manufacturing è nuovo e giovane e attira al suo interno le nuove generazioni, che sono molto più libere dagli stereotipi di genere. Inoltre registra una partecipazione femminile molto alta rispetto ad altre aree di ricerca, ed è possibile che questo porti ad un aumento della percentuale di donne nelle aziende che utilizzano la stampa 3D.

Hai insegnato all'ITS Aerospazio Meccatronica di Torino, entrando in contatto con le nuove generazioni di tecnici. Quali sono le leve che fanno scegliere ai ragazzi un percorso di questo tipo? Come possiamo incrementare la presenza femminile in questi indirizzi di studi?

I ragazzi che cominciano un percorso all’ITS sono prevalentemente appassionati di tecnologia e hanno voglia di toccare con mano le macchine e seguire un approccio più pratico rispetto a quello di un ingegnere. Nel corso dedicato all’Additive Manufacturing molti allievi hanno già una stampante 3D di livello hobbistico a casa e sono attirati da una tecnologia di cui possono avere il pieno controllo, dal disegnare il componente al vederlo uscire finito dalla stampante. Il corso fornisce loro gli strumenti per ottenere questo risultato e farne un lavoro. La presenza femminile in questi corsi è bassissima, in quattro anni di insegnamento ho avuto una sola allieva iscritta. L’ostacolo che ho notato è che la maggior parte delle ragazze non ha neanche mai considerato una carriera di questo tipo come una possibilità concreta per il suo futuro, e secondo me dipende dal fatto che siamo cresciute vedendo solo uomini svolgere questi lavori mentre la società intorno a noi ci suggeriva di seguire altre strade. Per incrementare la presenza femminile in queste professioni dovremmo cominciare dagli insegnamenti scolastici, normalizzando il fatto che tutti i bambini possono fare tutti i lavori assecondando i loro interessi e i loro talenti. Così quando le ragazze sceglieranno il loro futuro prenderanno in considerazione anche la carriera di tecnico perché è ciò che davvero vogliono. Nel frattempo, credo che sia nostro compito assicurare alle tecniche di domani un ambiente aziendale in cui siano valorizzate quanto lo sono i loro colleghi maschi.

Tag tematici: Interviste e Editoriali She SPS Italia

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