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Intervista a Gaia Contu, divulgatrice scientifico-filosofica e dottoranda in etica della robotica

19 giugno 2024
Intervista a Gaia Contu, divulgatrice scientifico-filosofica e dottoranda in etica della robotica

Gaia Contu è una divulgatrice scientifico-filosofica. È laureata in fisica e in filosofia della scienza, ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste e ha collaborato con Rai Cultura. Attualmente è dottoranda in etica della robotica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Svolge attività di divulgazione dal vivo e sui social (Instagram: https://www.instagram.com/gaiacontu, YouTube: https://youtube.com/c/GaiaContu) dove propone con entusiasmo e allegria tematiche di filosofia della scienza, etica della tecnologia, logica, bioetica, società, attualità e curiosità scientifica.

Divulgatrice e dottoranda in etica della robotica alla Scuola Sant'Anna di Pisa. È corretto dire che rappresenti l'espressione delle nuove tecnologie emergenti sotto una luce diversa, spesso poco conosciuta e sottovalutata?

Come tutte le affermazioni generali, contiene una parte di verità e una di semplificazione. È vero che la filosofia della scienza è un campo quasi del tutto sconosciuto al grande pubblico – motivo per il quale ho deciso di divulgarla -, ma è anche vero che viene posta sempre più attenzione alla necessità interdisciplinare e di incontro fra sfera scientifica e umanistica. Con avvento dell’AI nelle nostre vite, come avviene per ogni grande rivoluzione tecnologica, c’è un misto di entusiasmo e timore ed è opinione condivisa che sia imprescindibile affiancare allo sviluppo tecnico un’indagine etica, sociale e filosofica.

Come ti sei appassionata a questo mondo? In che modo puoi contribuire ad avvicinare le ragazze alle materie stem?

La mia passione ibrida viene da lontano: alle medie ero molto brava in matematica, quindi ho scelto il liceo classico (ride, ndr), dopo il quale, nonostante fossi appassionata di poesia e filosofia, mi sono iscritta a fisica. Lì però mi sono resa conto che mi mancava la parte umanistica: i meri calcoli erano troppo aridi per me e dopo la laurea ho scoperto l’esistenza di una magistrale in filosofia della scienza a cui mi sono subito iscritta.
Posto che le ragazze non “devono” essere avvicinate (a volte temo che presupponga una superiorità della parte scientifica-maschile rispetto a quella umanistica-femminile); è un dato di fatto che ci sia una sperequazione che va colmata. Credo che la cosa più rivoluzionaria che si possa fare è l’esistenza: lo stesso avere visibilità ha funzione di avvicinamento perché crea un modello possibile: le ragazze vedono cosa può esistere e configurano quella possibilità come reale nel loro piano di vita e nei loro sogni.

La divulgazione di materie come filosofia della scienza, bioetica, logica, attualità e rapporti fra scienza e società tramite social come YouTube e Instagram ti ha fatto avvicinare molto alle nuove generazioni. Quali sono le tematiche più interessanti che emergono durante i confronti con i ragazzi?

Mi viene da sorridere perché una delle cose che mi viene chiesta di più è di “quantificare” il mio “successo” in termini di follower, views etc.; probabilmente è il riflesso della società performativa in cui siamo immersi. A parte questo, hanno i dubbi di tutti, esistenziali, sociali: ultimamente mi è capitato di confrontarmi sulla rappresentazione di genere in medicina, ossia di quanto il nostro immaginario sia ancora dominato dallo standard maschile e di come questo impatti la tecnologia e la medicina (es. costruendo dispositivi medici a misura d’uomo, meno efficaci per le donne). Mi sono resa conto che riflessioni che credevo scontate in realtà non lo sono: quel confronto, quindi, era ancora più importante.

Tag tematici: She SPS Italia

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