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Intervista a Bernadette Basilico, ricercatrice scientifica in neurobiologia

24 marzo 2025
Intervista a Bernadette Basilico, ricercatrice scientifica in neurobiologia

Bernadette Basilico, 35 anni, si è laureata con lode in neurobiologia nel 2014 presso la Sapienza Università di Roma. Nel medesimo ateneo, nel 2018, ha conseguito il dottorato in neuroscienze clinico-sperimentali e psichiatria con una tesi sullo studio delle complesse interazioni tra neuroni e cellule gliali, concentrandosi sul ruolo svolto dalla glia nel supportare e modellare il corretto sviluppo delle sinapsi. Nel 2019, si è trasferita in Austria come ricercatrice postdoc presso l’Institute of Science and Technology Austria vincendo la ISTPlus fellowship del prestigioso programma Marie Skłodowska-Curie Actions. Durante gli anni trascorsi all’estero, il suo interesse si è rivolto allo studio delle basi genetiche dei disturbi dello spettro autistico. Nello specifico, ha approfondito come mutazioni in geni correlati allo spettro autistico influenzino la plasticità delle reti neuronali, esplorando potenziali punti di convergenza e la possibilità di ripristinare alcuni dei fenotipi associati a queste condizioni. Nel 2023, Bernadette è tornata in Italia come ricercatrice della Sapienza Università di Roma e del Rome Technopole. La sua linea di ricerca si concentra nell’identificare biomarcatori e fenotipi associati a patologie che colpiscono il sistema nervoso per poter sviluppare approcci terapeutici mirati.

Bernadette, sei ricercatrice all'Università Sapienza di Roma. Com’è nata la tua passione verso il mondo accademico e la ricerca?

La mia passione per la scienza è nata durante gli anni ultimi anni di liceo, quando ho iniziato a studiare la biologia. La vera spinta a voler intraprendere la carriera nel mondo della ricerca è stata la malattia di mia nonna, affetta da Alzheimer. Aspiravo a poter aiutare le persone cercando di identificare e capire i meccanismi molecolari e cellulari alla base delle patologie che colpiscono il sistema nervoso. Una volta intrapresa questa strada sono stata completamente affascinata dal cervello e dal suo funzionamento, e la mia passione è cresciuta nel corso degli anni quando ho iniziato a fare ricerca in laboratorio. Ad oggi, seppur il mondo della ricerca sia estremamente complicato, sono sempre più motivata a continuare, mossa dalla mia curiosità e dalla mia passione.

Il tuo ultimo studio ha come focus l'encefalite epilettica dello sviluppo legata a mutazioni del gene SYNGAP1, una condizione genetica rara. La tecnologia e la scienza possono andare di pari passo nello studio e nella sensibilizzazione di malattie ancora molto sconosciute come questa?

Credo che per l’avanzamento delle nostre conoscenze sia essenziale che la tecnologia e la scienza vadano di pari passo. Basti pensare che proprio con l’avvento di tecnologie come il sequenziamento del genoma è stato possibile identificare le basi genetiche associate a molteplici patologie, tra cui i disordini del neurosviluppo in cui rientra anche la sindrome SYNGAP1. È molto importante sensibilizzare la comunità scientifica e medica su queste patologie e sulla possibilità di fornire delle diagnosi genetiche investigando il genoma dei pazienti. Il poter fornire una diagnosi non solo è di estremo aiuto per le famiglie, che sono quindi in grado di dare un nome alla patologia con cui combattono, ma anche di poter indirizzare al meglio gli approcci terapeutici da utilizzare. Nel caso specifico di SYNGAP1, oltre alla ricerca scientifica, siamo attivi anche in questo processo di sensibilizzazione. In Sapienza, insieme alla Prof.ssa Silvia Di Angelantonio, portiamo avanti un progetto di “Terza Missione”, Serve Sapienza per SYNGAP1, in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale Famiglie Syngap1 Italia per far crescere la consapevolezza su questa malattia e creare un network tra famiglie, scienziati e clinici.

Sei una delle vincitrici del Premio For Women in Science di L'Oréal Italia - Unesco. Cosa contraddistingue la tua case?

Aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento è stata un’immensa soddisfazione per il lavoro che sto svolgendo. Ad essere sincera è stato anche del tutto inaspettato. Sono state premiate delle ricercatrici di grande talento che portano avanti delle ricerche in campo STEM molto innovative. Nel mio caso, a fare la differenza, credo sia stata la mia volontà di porre le basi per lo sviluppo di una terapia mirata, da attuarsi grazie all’individuazione delle possibili correlazioni esistenti tra il tipo di mutazioni del gene SYNGAP1 e le caratteristiche dei singoli pazienti.

Tag tematici: She SPS Italia Ricerca e Sviluppo

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