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Intervista a Raffaella Donghi, CFO della Sangalli S.p.A.

24 novembre 2023
Intervista a Raffaella Donghi, CFO della Sangalli S.p.A.

Raffaella Donghi è entrata a far parte dell’organizzazione Sangalli nel 1996 a 22 anni. L’azienda allora contava 25 dipendenti e 10 milioni circa di fatturato. Si è occupata in primis dell’amministrazione, ma la sua postazione strategica era il centralino da dove, oltre a rispondere alle telefonate ed accogliere le persone che entravano gestiva la logistica degli autocarri. È da sempre una persona curiosa e così ha progressivamente iniziato ad occuparsi di molte cose anche diverse tra loro e questo le ha dato la possibilità di crescere molto e di imparare tantissime cose. L’azienda si ingrandiva e lei andava di volta in volta a ricoprire ruoli diversi, fino a diventare un punto di riferimento per i collaboratori che entravano a far parte dell’organizzazione. Oggi è in primis il CFO oltre ad occuparsi di innovazione e sostenibilità in tutte le sue declinazioni. Rappresenta l’azienda nella rete d’impresa EDINNOVA e, per questi due temi, fa parte delle Commissioni di Confindustria Bergamo.

La tua carriera è cresciuta in modo progressivo parallelamente allo sviluppo della Sangalli Spa. Come si caratterizza la tua leadership?

Empatia, collaborazione, delega sono i pilastri su cui punto nel costruire relazioni professionali che siano efficaci per l’impresa e per la crescita delle risorse. Nel mio operare baricentriche sono anche comunicazione e scambio delle informazioni: tenere all’oscuro i collaboratori di quanto avviene in azienda non serve a nessuno, anzi potrebbe inficiare il loro lavoro invece che migliorarlo. La vera sfida rimane però riuscire a incentivare nel nostro team un profondo senso di appartenenza, di responsabilità per il proprio operare e di orgoglio professionale. La mia porta non è mai chiusa ed il tempo per confrontarsi su dubbi legati ad un progetto o preoccupazioni personali, che finiscono con l’impattare anche sul proprio lavoro, si deve trovare sempre. Se, poi, la situazione richiedesse un intervento più specifico, mettiamo a disposizione anche uno sportello d’ascolto psicologico.

A lungo considerate il “sesso debole” le donne si imbattono ora nel difficile compito di riuscire a plasmare una immagine convincente. Non semplicemente dimostrando di essere la scelta giusta, ma anche giustificare la propria posizione. Quale è il tuo punto di vista in tal senso?

Credo che dimostrarsi preparate nel proprio lavoro e, parallelamente, disponibili e curiose nel continuare ad apprendere, mettendosi sempre in gioco, siano le chiavi di volta per approcciarsi al mondo del lavoro in modo credibile ed efficace. La mia immagine professionale è convincente non solo se sono in grado di dare risposte di valore seduta stante, ma anche se, in caso di scarsa conoscenza, mi informo e mi formo per colmare una lacuna. Chi riveste un ruolo manageriale deve essere il primo esempio, proponendo approcci e modalità di azione che possano essere d’ispirazione: queste ritengo siano le ragioni che giustificano la mia posizione in azienda oggi.

Cosa consiglieresti alle nuove generazioni – e soprattutto giovani donne – che vogliono intraprendere una carriera nel tuo comparto?

Mai smettere di essere curiose. Non accontentarsi della prima soluzione trovata ma cercarne sempre anche delle altre, perché possono aprire nuove porte. Non aver timore di chiedere quando non si hanno sufficienti conoscenze. Prepararsi quando si approccia un nuovo lavoro: l’improvvisazione non è mai la regola, ma l’eccezione. Essere proattive e vedere in ogni difficoltà una opportunità: non limitarsi dunque a dire “c’è un problema”, ma attivarsi per studiare come risolverlo, preferibilmente imparando a confrontarsi con chi lavora insieme a noi. Ma soprattutto, riconoscere i propri limiti e lavorare per migliorarli.

Tag tematici: Interviste e Editoriali She SPS Italia

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