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Intervista a Francesca Madonini, ingegnera elettronica e membro del team di Empatica

8 marzo 2024
Intervista a Francesca Madonini, ingegnera elettronica e membro del team di Empatica

Francesca Madonini, laureata con lode in Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Milano nel 2019 e PhD in Information Technology nel 2023. Il contributo più significativo del suo dottorato è stato nello sviluppo di una fotocamera quantistica, di cui ha brevettato un innovativo sistema di rilevamento. Durante il suo percorso di studio, ha arricchito la sua formazione con una ricerca di sei mesi presso il MIT di Boston. Attualmente, fa parte del team di Empatica, un'azienda tecnologica con sede in Italia e negli Stati Uniti, specializzata in dispositivi indossabili e algoritmi per il monitoraggio in tempo reale della salute umana. La sua passione per la tecnologia e l'innovazione si esprime anche nel suo ruolo di mentore per studenti, dove condivide la sua esperienza e conoscenza con le menti più giovani.

Ora ingegnera elettronica presso Empatica e mentor della start up Futurely, negli scorsi mesi citata da Forbes Italia nella categoria dei giovani innovatori under 30 nella categoria Science. Cosa ti ha permesso di raggiungere questi traguardi?

Gran parte di ciò che ho raggiunto è frutto di impegno costante. Crescendo, i miei genitori mi hanno insegnato a dedicarmi con costanza e dedizione. Credo nel detto "1% ispirazione, 99% sudore," e non ho mai rinunciato anche grazie alle persone e agli insegnanti che ho incontrato lungo il percorso. Mi hanno mostrato le opportunità future e mi hanno dato speranza. Sicuramente, la scelta di una carriera nelle STEM, in un mercato del lavoro in crescita, ha giocato un ruolo fondamentale.

Durante il dottorato hai sviluppato una fotocamera ai singoli fotoni per applicazioni quantistiche e hai avuto modo di utilizzarla al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston. Questo è stato reso possibile anche grazie ai tuoi Professori, che impegnandosi nella raccolta fondi sono riusciti a farti avere una borsa di studio per realizzare il tuo sogno. Quale leva rende un'idea un progetto concreto?

È vero, la mia borsa di dottorato è stata finanziata da un progetto europeo Horizon 2020 e il mio periodo di ricerca al MIT è stato reso possibile grazie alla borsa di studio Progetto Rocca che finanzia collaborazioni tra MIT e Politecnico di Milano. Trovo che una leva fondamentale per trasformare un'idea in un progetto concreto sia trovare l'equilibrio tra innovazione e fattibilità. Deve essere abbastanza innovativa da distinguersi, ma anche solida abbastanza da dimostrare il suo potenziale di successo.

Inizialmente hai scelto di studiare Ingegneria biomedica, un ramo di studi che rappresentava una sorta di zona di comfort, dove il 70% dei partecipanti era costituito da ragazze. In seguito hai scelto ingegneria elettronica, dove le ragazze rappresentavano solo il 15% degli iscritti. Cosa pensi si debba fare per invogliare le nuove generazioni di ragazze a scegliere dei percorsi di studio così lontani dalla loro percezione di futuro?

Innanzitutto, è essenziale aumentare la visibilità di questi percorsi nelle scuole superiori, attraverso presentazioni, open day e sessioni informative. Dovremmo sottolineare quanto siano ambiti che richiedono con urgenza professionisti qualificati. Potremmo sfruttare le piattaforme digitali e i social media per raggiungere i giovani dove già si trovano, condividendo storie di successo ed esperienze positive. Servirebbero più role model, ingegnere e scienziate che possano mostrare quanto sia gratificante affrontare e risolvere le sfide complesse della vita moderna attraverso la progettazione e l'innovazione. Cosa succederebbe se tutto quel 15% di donne si impegnasse a far conoscere e ispirare altre giovani ragazze? Chissà, potremmo innescare una positiva reazione a catena, aprendo nuove porte per le future generazioni di donne in questi ambiti.

Tag tematici: Interviste e Editoriali She SPS Italia

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